Sembra esserci una tendenza generale allo sfogo, allo sbotto, alla lamentela. I social media, anche quelli che nascono per altri scopi, diventano celermente sfogatoi dei mal di fegato. E i media tradizionali cavalcano la tendenza, si sa, i gusti del pubblico contano.
Ma il guaio dello sfogo è che, per l’appunto, ti sfoghi della pressione, sciupandola in piagnistei, invece di prendere l’energia in essa accumulata per trasformarla in lavoro.
E quindi, l’augurio/invito di quest’anno e di smetterla di sbottare sulle cose che non vanno, di ammirare invece quelle che vanno, e di mettere buona voglia ed energia nel migliorarle tutte, concretamente.
e venne ad abitare in mezzo a noi
Gv 1, 14
…
Soli – ecco un piccolo
campo – questa vera
caccia è finita
per rivelarsi:
al disadattamento dei tassi al sesso dei gufi
all’esercito incosciente perpetua
adolescenza
all’insieme dei vegliardi della cultura
ai cani ai morti ai teneri agli oppressi ai vili ai forti
in una qualunque delle duemila e passa
lingue conosciute non ha più rilevanza
di sì o di no
rispondere.
Gilberto Finzi
Oggi mi sento:
INAMALGAMO
Più precisamente il programma della discussione è:
14:00 – 14:08 Scuola dell’infanzia
14:08 – 14:28 Scuola primaria
14:28 – 14:40 Scuola secondaria di primo grado
14:40 – 15:00 Scuola secondaria di secondo grado
Risolti tutti i problemi si passerà a discutere della RAI (dalle 15 alle 16), di Ambiente (dalle 16 alle 17), di Fisco (dalle 17 alle 18).
Sarebbe bello che parlasse di “stampa 3D” solo chi ne ha diretta e verace esperienza. O di ‘coding‘, di Open Data, di Big Data, di partecipazione, di istruzione, di lavoro, di infrastrutture cittadine, di infrastrutture nazionali, di … Solo chi ne ha diretta e vera, completa esperienza.
Il mio augurio per il 2015 è che decisioni, delibere, decreti, leggi, dalle questioni più quotidiane, ordinarie e personali alle più cruciali per la nazione e il mondo, siano estese e prese solo da chi ama e conosce ciò che ne è oggetto.
Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria.
Lc 2, 2
Il debito è un concetto che non ci piace, che ci angoscia e che ci opprime. E di debito, pubblico e privato, ultimamente si parla tanto.
Eppure, chissà com’è, ci sentiamo tutti creditori: pretendiamo di essere trattati bene, ben pagati, ben nutriti, ben curati, serviti e riveriti, che tutto funzioni “a prescindere”, che nulla intralci la nostra vita e le nostre voglie, perché tutto ci è dovuto. Persino quando parliamo del debito pubblico italiano, per noi ‘pubblico’ non vuol dire ‘nostro’ ma ‘altrui’.
Invece il mio augurio per il 2014 è di trovare tutti il coraggio di sentirsi in debito, irrimediabilmente in debito, verso tutti e verso tutto.
Perché quando capisci che sei in debito e che il debito non lo puoi risarcire, l’unica cosa che puoi fare è provare gratitudine. E la gratitudine facilita la circolazione e il ricambio, combatte i radicali liberi, mantiene il cuore e la testa giovani, e rende la pelle morbida e liscia come quella di un bambino.
C’erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento, ma l’angelo disse loro: «Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia».
Lc 2, 8-12
Ho sempre provato sensazioni ambivalenti rispetto ai due film di animazione di Luzzati e Gianini, “La gazza ladra” e “Pulcinella”: da un lato mi attraggono, ma dall’altro mi appaiono freddi e meccanici. Oggi ho scoperto le opere di Jurij Borisovič Norštejn ed ho capito tutto: i film di Luzzati e Gianini sono solo una pallida imitazione dei suoi “25 ottobre”, “La battaglia di Kerzhenets”, “La volpe e la lepre”, “L’airone e la gru”.
Certo, si pone apparentemente un problemino di consecutio. Perché “La gazza ladra” è del ’65 e “Pulcinella” del ’73, mentre le opere citate di Norštejn sono rispettivamente del ’68, del ’71, del ’73 e del ’74.
Ma che un tentativo di copia preceda l’originale è una cosa che succede, e più spesso di quanto si creda.